Gli occhi neri di Susan di Julia Heaberlin (Recensione)
Titolo: Gli occhi neri di Susan
Autore: Julia Heaberlin
Prezzo: 10,20€
Lingua: Italiano
Asin: B01BHEDBCQ
Data uscita: 31 marzo 2016
Pagine: 329
Editore: Newton Compton Editori
E-book: Disponibile 2,99€
Autore: Julia Heaberlin
Prezzo: 10,20€
Lingua: Italiano
Asin: B01BHEDBCQ
Data uscita: 31 marzo 2016
Pagine: 329
Editore: Newton Compton Editori
E-book: Disponibile 2,99€
Sinossi: Tessa Cartwright, sedici anni, viene ritrovata in un campo del Texas, sepolta da un mucchio di ossa, priva di memoria. La ragazza è sopravvissuta per miracolo a uno spietato serial killer che ha ucciso tutte le altre sue giovani vittime per poi lasciarle in una fossa comune su cui crescono delle margherite gialle. Grazie alla testimonianza di Tessa, però, il presunto colpevole finisce nel braccio della morte. A quasi vent’anni di distanza da quella terrificante esperienza, Tessa è diventata un’artista e una mamma single. Una fredda mattina di febbraio nota nel suo giardino, proprio davanti alla finestra della camera da letto, una margherita gialla, che sembra piantata di recente. Sconvolta da ciò che evoca quel fiore, Tessa si chiede come sia possibile che il suo torturatore, ancora in carcere in attesa di essere giustiziato, possa averle lasciato un indizio così esplicito. E se avesse fatto condannare un innocente? L’unico modo per scoprirlo è scavare nei suoi dolorosi ricordi e arrivare finalmente a mettere a fuoco le uniche immagini, nascoste per tanti anni nelle pieghe della memoria, che potranno riportare a galla la verità…
Sta diventando difficile scrivere storie coinvolgenti e uniche o sono io che sono diventata troppo pretenziosa e mi aspetto troppo dai libri che leggo? Mah...
Buongiorno Entucci! Buona primavera! Finalmente il freddo sembra averci abbandonato...
Ma non perdiamoci in chiacchiere e partiamo subito con l'argomento di oggi: la recensione di quello che speravo con tutta me stessa fosse un thriller di quelli ben fatti. Non mi aspettavo nulla ai livelli del maestro Stephen King, ma nemmeno una storia così banale.
Parere soggettivo come sempre, eh!
Io penso che se si vuole imitare lo stile narrativo di qualcuno di più famoso, bisogna prima studiarlo bene, capire come impostarlo e poi mettere tutto nero su bianco. Questo usato nel libro di cui vi parlo, era lo stile di Omero (mi viene in mente solo lui adesso) e se la memoria non mi inganna e se gli anni passati a studiare di latino mi hanno insegnato qualcosa, mi pare che questo stile si chiami "media res".
Omero cominciava i suoi racconti narrando di avvenimenti già in corso. Spesso apprezzo le letture che iniziano nel clou di una vicenda senza preliminari, ma come ho detto prima, bisogna saperlo fare. E non è questo il caso dell'autrice di questo libro. O almeno, non lo è stato per me.
Mi sono sentita spaesata già dalle prime pagine. Mi sono ritrovata letteralmente a fare una maratona, rincorrendo la protagonista, Tessa, dal presente fino a circa vent'anni prima. Ci ho messo davvero molto a collocarmi in questa storia. Passiamo poi alle descrizioni di qualsiasi cosa: è vero che i dettagli fanno assumere a una storia molte più sfumature e quindi è come se io lettore riuscissi ad entrare quasi fisicamente nel racconto, ma qui si esagera veramente.
Vengono descritti addirittura i dettagli dei soprammobili, dell'abbigliamento. E non in modo blando, tanto per far immaginare a chi legge cosa sta "guardando", ma in modo troppo troppo troppo preciso. E alla lunga una lettura così diventa noiosa e si perde il filo del racconto.
E vogliamo parlare della "pubblicità occulta"? O diciamo - in modo più volgare, mi rendo conto - marchetta? Ogni sorta di apparecchio tecnologico è della marca Apple. Che l'autrice abbia usato questa cosa per attirare l'attenzione di questo gigante della tecnologia e quindi avere più guadagni? Ma tralasciamo questo, non voglio dire troppo per non ritrovarmi poi infilata in argomenti che non sono di mia competenza...
Un altro punto a sfavore: la poca informazione dell'autrice. Se non si conosce un argomento, perché inventare concetti? Se proprio non ci si vuole documentare su qualcosa, allora si dovrebbe evitare di scriverla. Vi spiego le mie ultime perplessità e poi concludo, anche perché io come sempre esprimo il mio parere, poi sta a voi decidere se leggere la storia o meno e farvi quindi le vostre personali opinioni.
Quando si legge un thriller - o almeno per me è così - è bello riuscire a carpire delle informazioni che mano a mano che si va avanti con la storia, portano il lettore ad avanzare ipotesi, a farsi delle opinioni su chi può essere o meno il serial killer. Qui non succede: tutto viene rivelato nelle ultime pagine e quindi io personalmente non ho avuto la possibilità di farmi delle domande. Il che mi ha portato quindi a non sentirmi coinvolta nella lettura. Tutto viene svelato troppo in fretta.
Ti aspetti un colpo di scena, poi una smentita, di nuovo un altro colpo di scena prima di arrivare a capire qualcosa e poi cosa succede? Ecco che viene spiattellato tutto senza dargli la giusta importanza, la meritata enfasi. Non ci siamo proprio. Salvo solo ed esclusivamente la sinossi del romanzo: poteva essere sviluppato in modo diverso e sarebbe stato decisamente più coinvolgente.
Purtroppo devo bocciare l'ennesimo libro. Sarò davvero diventata così cinica? Aspetto le vostre opinioni al riguardo se avete letto il libro.
Si ringrazia la Casa Editrice Newton Compton per il gentile omaggio di questa copia.
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