Salottino Letterario: Intervista dobbia ad Antonella Maggio ed Emily Pigozzi

by - venerdì, febbraio 12, 2016


Salve Entucci, questa sera vi voglio presentare due amiche, due colleghe che ho avuto la fortuna si conoscere quando ho firmato il contratto con la Butterfly. Due donne eccezionali che amano ciò che fanno e lo fanno con tanto amore. Non so se avete già letto qualche loro romanzo ma se così non fosse ve lo consiglierei. Voglio lasciare a voi il privilegio di conoscerle meglio e confrontare le loro risposte!

1. Ciao ragazze, benvenute nel nostro salottino letterario, prima di tutto vi va di presentarvi ai nostri lettori, dire qualcosa di voi?

A: Ciao Ilaria, grazie per avermi ospitato nel tuo Blog. Cosa posso raccontarti di me? Di sicuro sembro tutto, tranne che un’appassionata di scrittura. Sì, amo definirmi tale perché sento ancora lontano da me il termine “scrittrice”. Mi piace scrivere e tanto basta, anche perché prima ancora sono una divoratrice di cibo e letture, mi piace anche disegnare, creare oggetti, cucinare… non mi piace stare ferma e il mio cervello è sempre attivo, ecco! Sono pugliese, allergica e insofferente alle ingiustizie della nostra terra, amo gli animali e un po’ meno le persone, ma spero sempre nel buono.

E: Ciao a tutti! Sono una mamma e una moglie, naturalmente. Una lettrice accanita, un’amante di dolci, una che ama perdersi, tra viaggi e pensieri. E naturalmente, una che scrive.

2. Quando è iniziata la vostra passione per la scrittura? Quando avete iniziato a scrivere, quale è stata la vostra prima storia?

A: Tutte le volte che mi pongono questa domanda, mi ritrovo a pensare al passato e sorrido. La scrittura è nata con me, ricordo perfettamente che a malapena frequentavo le scuole medie e pretendevo già di scrivere la mia autobiografia e nonostante tutto, riuscii a mettere giù una decina di pagine word. La prima vera storia, “seria”, risale ormai a otto anni fa. Un giorno mi sono svegliata con un racconto in testa e il bisogno disperato di metterlo nero su bianco. È venuto fuori un mattone di 500 pagine che prima o poi dovrò editare.

E: Scrivo da sempre! Alle elementari adoravo i temi, alle medie scrivevo storie a quattro mani con la mia migliore amica, a venti pubblicavo poesie. La scrittura mi ha sempre accompagnata, anche se solo di recente mi sono finalmente avvicinata alla letteratura.


3. Qual è il genere che più preferite scrivere e quale leggere? Perché?

A: Ho cominciato scrivendo il genere fantasy, anche se all’interno c’era sempre la componente romantica, così anche per la lettura. Ho amato le saghe con i protagonisti angeli, vampiri e demoni. Poi mi sono allontanata un pochino per sperimentare altri generi di scrittura e sono approdata nel romance, dove adesso ci sguazzo benissimo. È una sensazione a pelle, non saprei spiegarti il motivo, ma quest’ultimo genere è quello che sento più mio, riesco a immedesimarmi nei personaggi, ad esprimere meglio i loro pensieri e le emozioni, ma non escludo di ritornare al fantasy o cambiare genere in futuro.

E: Letteratura femminile, declinata in ogni sua forma: dalle biografie di grandi donne del passato a romanzi rosa e di formazione. Amo molto anche il chick-lit e i romanzi storici.

4. Qual è il genere che mai scrivereste? Perché?

A: I generi per i quali non impazzisco solo gli horror e i thriller, quindi difficilmente potrei scrivere qualcosa a riguardo, ma… c’è sempre un ma. Caratterialmente sono una persona che non si arrende tanto facilmente, sono testarda e se un giorno dovessi decidere di scrivere ad esempio un horror, probabile che lo farei. Non mi tiro indietro, ci provo.

E: Non ho dubbi: thriller e fantasy! Li ammiro come generi, anzi, ritengo che ci voglia molta abilità nello scriverli ma non li amo, non li sento vicini, e quindi non riuscirei mai a scrivere qualcosa di credibile.

5. Quanto tempo occupa durante la giornata la scrittura?

A: Per adesso ho la fortuna/sfortuna di non lavorare, quindi ho fatto della scrittura il mio lavoro. Ho tutto il giorno e la notte per scrivere e in parte mi sento fortunata perché il solo pensiero di non poter dare voce ai miei personaggi, mi manderebbe in crisi.

E: Meno di quanto vorrei: ho due bimbi piccoli, che adoro e che ovviamente mi impegnano molto, ma c’è anche l’altro lato della scrittura, e cioè la parte “social” e di promozione che porta via parecchio tempo. Quando sto scrivendo o revisionando un romanzo, comunque, cerco sempre di ritagliarmi almeno un paio d’ore per andare avanti con il lavoro.

6. Cosa significa per te scrivere? Cosa ti trasmette, cosa provi quando scrivi?

A: Scrivere è un bisogno primario, difatti quando sono in preda all’ispirazione, esistiamo solo io e la tastiera, il mondo può anche crollare.

E: Provo un bisogno, un’urgenza, il desiderio di esprimere la mia anima, di trasmettere una visione, qualcosa che io solo posso vedere, ma che ho il privilegio di provare a mostrare agli altri. Scrivere fa parte di me.

7. Qual è il momento che preferite della scrittura: la stesura del romanzo o la fase finale, l’editing?

A: Rispondo con sincerità, preferisco l’editing perché molto spesso scrivo con l’affanno, con la paura di non riuscire a completare la storia o dimenticare passaggi importanti che ho fissato nella mente. Durante l’editing, invece, provo una sensazione di calma e benessere, soddisfazione per aver creato almeno lo scheletro del romanzo e la voglia di completarlo e renderlo quanto più perfetto possibile.

E: L’editing! Sono una pigrona, e al momento della revisione, anche se impegnativa, mi piace pensare che il lavoro maggiore è stato fatto, visto che la storia è conclusa. Poi magari non è così…

8. Quando scrivete i vostri romanzi preparate sempre una scaletta e/o una scheda personaggi, oppure scrivete liberamente senza prepararvi nulla?

A: All’inizio scrivevo a ruota libera, adesso è diventato più difficile farlo in quel modo perché i personaggi sono tanti, i loro caratteri sono più complessi e sono più complesse anche le storie, quindi la scaletta è importante. Ti dirò di più, adoro la fase iniziale, quella della ricerca dell’ambientazione, dei personaggi con i loro nomi e caratteristiche, amo imbrattare le mie agendine con tutti gli appunti.

E: Preparo una piccola scaletta, che mi aiuta ad aver chiari i passaggi principali del romanzo. Poi naturalmente capita di variare in corso d’opera. Oltre alla scaletta, annoto dettagli sui personaggi, scene che ho già in mente, stralci di conversazioni…che poi compongo, come un puzzle. Naturalmente però mi piace anche lasciarmi trasportare dall’emozione del momento.

9. Come sono strutturati i vostri romanzi, vi concentrate più sulla parte descrittiva oppure sui dialoghi?

A: Cerco sempre una buona compensazione tra le due parti. Adoro i dialoghi, sentire la voce dei personaggi quando si punzecchiano (beh, i miei figliocci nei libri sono sempre un po’ testardi e litigiosi come me), ma ritengo fondamentali anche le descrizioni, descrivere gli stati d’animo, le emozioni e i sentimenti che provano i miei protagonisti e che, alla fine dei conti, proviamo un po’ tutti.

E: Sicuramente sulla parte descrittiva: amo far pensare i personaggi, scandagliare nei loro pensieri e nel loro vissuto, cercando di farli evolvere. Poi mi diverto anche a comporre un bel botta e risposta, possibilmente che abbia un ritmo frizzante, coinvolgente e musicale.

10. Quali sono le vostre fonti d’ispirazione?

A: Più che fonti di ispirazione, per me sono piccole torture. Basta un sorriso, una parola o una frase pronunciata da chiunque, l’espressione curiosa sul viso di un estraneo mentre cammino per strada, il ritornello di una canzone, la richiesta strana di un bambino piccolo o le mie infinite figuracce con il mondo. Tutto è fonte di ispirazione e il mio cervello non ha tregua, penso proprio che abbia cominciato a odiarmi!

E: Mi accosto con molta umiltà alla letteratura: amo grandi nomi, ma non disdegno nemmeno di prendere a modello scrittrici più “popolari”, capaci però di divertire e far emozionare tanta gente. La mia vera ispirazione, però, è senz’altro la vita vera, il quotidiano. Ci sono storie meravigliose attorno a noi!

11.  Self o Casa Editrice? Quale preferite e perché?

A: Ho iniziato come self e non mi vergogno ad ammettere che è stato un salto nel vuoto. Poi ho tentato, ma per gioco, con la Casa Editrice e oggi eccomi qui, al mio terzo romanzo pubblicato con Butterfly Edizioni. Sostanzialmente non credevo in me, figuriamoci nei miei scritti. Adesso ho una maggiore consapevolezza e preferisco le case editrici, non disdegno il self e continuerò anche a pubblicarmi da sola ma sono dell’idea che ad ognuno il proprio lavoro. Io amo scrivere e scrivo. Le Ce curano gli scritti e pubblicano.

E: Per ora ho pubblicato solo tramite case editrici, e fino a un annetto fa credevo fosse la soluzione migliore: mi faceva sentire sicura e supportata. Ma dopo aver visto molte colleghe cimentarsi con successo nel self, sto iniziando seriamente a valutare la cosa come una grande opportunità di crescita e un bel banco di prova: insomma, un’esperienza da fare!

12.  Progetti futuri? Potete darci qualche anticipazione sui vostri prossimi lavori?

A: Ho tanti progetti, tante idee e altre tantissime storie che urlano e sbattono i pugni nella mia testa per avere precedenza e vedere per prime la luce. Posso dirti che per adesso continuerò ad affrontare tematiche importanti e per lo più femminili. Come donna ho conosciuto la delusione e l’abbandono, e in questo mondo, se non sei forte o ti dimostri tale, sei spacciata. Con i miei romanzi cerco sempre di trasmettere un messaggio, soprattutto alle donne. Il mio è un invito a non arrendersi mai, a camminare a testa alta, a credere maggiormente in se stesse e non permettere a nessuno di farci del male.

E: Sempre rosa, o storie declinate al femminile: è un genere che sento mio, che amo moltissimo e che voglio continuare ad esplorare, in varie forme.

13. Parlateci del vostro libro:

A: Non ti nascondo che anche io, proprio come Lucy in “Questo nostro dolce Natale”, per un periodo non ho più creduto e mi sono tenuta distante da tutto ciò che aveva a che fare con il 25 dicembre. Quando la vita ti delude e all’apparenza sembra toglierti tutto, toglierti l’unica cosa che nessuno dovrebbe mai neanche toccare, è inevitabile chiudersi a riccio, dimostrarci insensibili, persone ciniche. Però, proprio come Lucy, l’amore mi ha salvato, sono ritornata a sorridere, a vivere e a credere al Natale. A quanti di noi non è mai successo? Quante volte pensiamo che il Natale è solo una festa per i bambini? Il mio romanzo è poi ambientato in Svezia e nei paesi nordici è ancora più radicata la tradizione natalizia… se anche voi siete un po’ allergici al Natale, potreste ricredervi proprio come Lucy.

E: “Il posto del mio cuore” è un libro pieno di vita, di sentimento, di riflessioni sul mondo introspettivo delle donne. E’ una storia d’amore, anzi, più di una, declinate in tante sfumature: amicizia, omosessualità, amore filiale, passione…ma è soprattutto il viaggio nel cuore di una giovane donna, nell’Italia in fermento del secondo dopoguerra. E’ un puzzle di tante storie, e di tante emozioni, che spero coinvolgano il lettore nelle vicende dei personaggi.

Ringrazio con tutto il cuore Emily e Antonella per averci dato il privilegio di conoscerle meglio. Due donne fantastiche e semplici. Vi auguro con tutto il cuore in bocca al lupo per ogni vostro progetto.

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