Intervista a Lorenzo Laneve Autore "Nel Vento"

by - lunedì, settembre 23, 2013


Buon lunedì cari entucci e visto che siamo a inizio settimana ed è sempre un po' dura, oggi vi voglio presentare Lorenzo Laneve, autore del libro che ho recensito pochi giorni fa, Nel vento. Lorenzo è un uomo in gamba, bravo e soprattutto divertente. Le sue risposte vi faranno sorridere e sicuramente allieteranno la vostra giornata.

1. Ciao Lorenzo! E’ un vero piacere averti qui nel nostro blog. Per iniziare a rompere il ghiaccio parlaci un po’ di te. Chi è Lorenzo nella vita di tutti giorni?

Intanto grazie a voi per questa porta aperta, di solito le porte sono tutte chiuse per gli autori emergenti/esordienti/pernullaimportanti (e spesso a doppia mandata ndr) Chi è Lorenzo Laneve? È una persona come te, o come chi sta leggendo questa intervista, niente di più e niente di meno. Faccio un lavoro difficile per una manciata di euro che non bastano mai, proprio come la maggior parte delle persone che hai intorno nel raggio di 700 km.


Sono un agente di commercio. Trascorro talmente tanto tempo in macchina che potrei avere la residenza sulla Tangenziale Ovest di Milano… ah, ho già detto che sono nato a Milano 37 anni fa, e che perciò, quando parlo, le mie “eee” non finiscono mai?

Comunque, quando lavoro sono a contatto con tantissime persone diverse, devo parlare la stessa lingua di ognuna di loro per portare a casa un buon lavoro. Quindi devo farmi capire. Devo usare un linguaggio camaleontico e devo essere pronto a sostenere una conversazione con un manager Bocconiano che parla 6 lingue o con un magazziniere Peruviano che parla solo la sua lingua…

Quindi, quando la sera rientro a casa, la testa è così piena che per poco non ci passa dalla porta. Ovviamente non è piena di saccenza e tuttologia integrata, nossignori, è semplicemente come un magazzino pieno di cose che mi sono successe, che ho visto, sentito, o semplicemente colto durante l’arco della giornata.

A quel punto si manifesta il mio problema. La fantasia. Facciamo finta che le sensazioni e gli stati d’animo che provate in un giorno solare siano dei granelli di polvere da sparo, e che la fantasia sia una candela accesa che non si spegne mai. Ecco, provate a metterli nello stesso posto vicini-vicini (la vostra testa)… e boom, si parte.

Dalle 22:00 fino a notte fonda scrivo. Scrivo fino a che non riesco più a leggere le parole sul monitor acceso (e arrivato a quel punto mi convinco da solo che la giornata è finita)

2. Quando hai scoperto in te la passione per la scrittura?

Da bambino, e da ragazzo, scrivevo alla vecchia  maniera, con carta e penna (perché quando ero bambino/ragazzo, “Word” e “Time New Roman” erano solo nomi per animali da compagnia stranieri - ndr)

Poi sono diventato grande e “ho perso” la carta e la penna. Ho smesso di scrivere.

C’è stato un momento della mia vita in cui non aveva senso scrivere. Mi sembrava di parlare da solo, come il matto del paese, avete presente? Quindi ho spostato la candela illuminando altre cose con la mia fantasia.

Tuttavia (stringo, altrimenti esce fuori un racconto di 50.000 battute spazi esclusi) nell’inverno del 2008 è successo qualcosa.

Vivevo un momento difficile, uno di quei momenti in cui si ha la sensazione di non essere ascoltati, capiti. Così ho cominciato a scrivere per mia figlia, raccontando alcuni momenti della mia vita di bambino e poi di ragazzo; così, per lasciarle qualcosa di più di un miliardo di foto digitali che non stamperemo mai e che potrà solo guardare quando io non ci sarò più. Perciò ho detto basta alle immagini e ho cominciato a lasciarle delle parole scritte, scritte da suo padre. Di quelle che non si cancellano se si brucia l’hard disk. È ri-cominciata così la mia passione di scrivere.

3. Parliamo adesso del tuo libro, Nel vento. Racconta ai nostri lettori la storia del tuo protagonista, il coraggioso Ethan J. Ford.


Ethan J. Ford è un uomo che vive in un futuro non molto lontano dal nostro presente, un uomo che voleva una vita normale, semplice, ma che un giorno si vede costretto a diventare un uomo speciale, unico, “un uomo come non ce ne sono tanti”.

Il destino prima gli fa sfiorare un amore folgorante e poi, molti anni dopo, gliene porta via uno grandissimo, tragicamente. Tecnicamente si tratta di un Knockout alla seconda ripresa. Sì insomma, da gettare la spugna e restare sul tappeto del ring aspettando il medico e i barellieri. E invece no. 

Quest’uomo si rialza. Prima disperato, poi rabbioso e determinato. Il suo è un lavoro semplice ma molto importante. Lavora come tecnico ai sistemi di alimentazione del Solar 1, un treno a energia solare che attraverserà l’Asia trasportando merci e materie prime da Oriente a Occidente, decretando così la fine (inevitabile) del petrolio.

Mesi dopo la morte di Lorelie, la donna che amava rimasta uccisa in un attentato kamikaze nella metropolitana di Parigi, torna a Londra dove è nato e cresciuto. Si mette a lavorare duramente al progetto del supertreno che metterà in ginocchio i signori del Petrolio, nonché i mandanti dei molti attentati che colpiscono ripetutamente l’occidente deciso a cambiare energia a tutto il pianeta.

A Londra rincontra Meryl, l’amore che tanti anni prima aveva solo sfiorato. I due si erano conosciuti durante una vacanza e si erano amati da subito; lei però all’indomani del loro incontro era ripartita a bordo della nave che li aveva divisi per 12 anni. Ma, durante il loro inaspettato incontro, il tempo si ferma, e i loro due cuori feriti da due destini tragicamente simili ritornano a battere come dodici anni prima. Come se non si fossero mai persi.

Ethan esce così, pian piano, da uno stato di abbandono totale del suo aspetto e della sua vita sociale. Improvvisamente si ricorda di sé stesso, di ciò che gli piace e di ciò che lo fa stare bene. E la sua sete di vendetta diventa meno dura, meno solitaria.

Meryl gli racconta che suo marito è stato ucciso in un attentato allo stadio durante una partita di calcio. Ethan ne rimane sconvolto e non riesce a confessarle che la sua tragedia è anche la sua storia.

I due tornano ad amarsi, a cercarsi, a volersi vedere, senza però riuscire a darsi nemmeno un bacio. Qualcosa poi va storto, ed Ethan è costretto a Partire per il Nepal dove dovrà riparare un apparente guasto agli impianti di una delle tre centrali a energia solare che muoveranno il supertreno. Ma c’è qualcosa lassù, a 6000 metri di quota, che lo attende…

4. Come ti è venuta l’ispirazione per questa bellissima storia?

Credo si sia trattato di un’allucinazione (potete ridere ndr)
Mi spiego meglio: ero stanco quella sera, mi trovavo in macchina, in coda naturalmente, era quasi inverno ed era già buio da un pezzo. Fissavo la boscaglia dietro al guard rail della strada. Era intricata, spettrale, e la solita nebbiolina lombarda l’attraversava densa e corposa. La faccio breve: mi sono immaginato quest’uomo enorme che usciva dalla nebbia ansimando come un orso e sputando nell’aria il suo respiro caldo nell’aria fredda. È partito tutto da lì. Ed è stato un dramma per me. Già, perché da quel momento non me lo sono più levato dalla testa. Continuavo a pensare a quell’immagine. Perciò ho cominciato a chiedermi “perché è uscito dalla nebbia in quel modo feroce?” oppure “da dove è arrivato?” ma soprattutto “perché è arrivato?” e così ho cominciato a scrivere all’incontrario. Costruendo la storia a ritroso. Un massacro per me, ma divertente.

5. Come abbiamo già detto prima Ethan è il protagonista. Parlaci di lui, chi è Ethan e quanto di te c’è in lui?

Ethan è un uomo che ha perso la sua fede, il suo amore e il rispetto per sé stesso. Un tempo era un ragazzo solare, ma col tempo è diventato un blocco di granito, schivo e solitario.

Non ci vedo molto di Lorenzo Laneve dentro a Ethan J. Ford. Lui è attento ai dettagli, ragiona velocemente anche nell’emergenza e nel pericolo, Lorenzo Laneve invece è un istintivo, uno che se passa un aereo nel suo studio mentre scrive non se ne accorge neanche, un Acquario ascendente Toro insomma.

6. Nel tuo libro si parla di un tema molto importante, l’ambiente. Credi davvero che l’energia solare possa essere una valida alternativa al petrolio?

Non sono laureato, ma non ci vuole un titolo di studio per capire che siamo in caduta libera.

Vi faccio un esempio: guardate fuori dalla finestra, ci siete? Bene, quante macchine vedete? Tante, vero? E secondo voi, c’è rimasto abbastanza petrolio su questo pianeta per fare il pieno a tutte fino alla fine del mondo? Non credo.

Il petrolio sta per finire, gli ottimisti parlano di circa 50 anni, i pessimisti 30. Io, che sono un ottimista, ho scritto un libro in cui il petrolio finirà tra 70 anni.

Pensate ai disastri ambientali di Fukujima e nel golfo del Messico. Disastri che succedono per una sola ragione: bisogno di energia. E siccome di petrolio di buona qualità ne resta poco, i governi e le compagnie private sono costretti a trivellare dove è praticamente impossibile trivellare oppure mandare a regime impianti nucleari obsoleti.

Scommetto che il giorno dopo che sarà finito il petrolio improvvisamente si scoprirà che dalle cipolle si può ricavare un carburante di pari livello, guarda caso. Ma fino a quel giorno i potenti del pianeta continueranno a trivellare e ad accatastare barre di uranio.

Non so voi, ma col piombo nei polmoni e le radiazioni sulla pelle io non reagisco bene… Non so quale potrà essere l’energia del futuro, so solo che è ora di usarla perché altrimenti non c’è nessuno futuro.

7. Quali sono i tuoi prossimi progetti, puoi svelarceli?

Fortunatamente non sono vittima dell’implacabile “ansia da pubblicazione”, quella che, per intenderci, spinge molte persone ad auto pubblicarsi attraverso case editrici a pagamento. Se mi pubblicano bene, se non mi pubblicano va bene lo stesso. Per me è un piacere scrivere, ma un piacere grande, che mi fa sentire libero, anche se solo per qualche ora al giorno.

Non voglio che anche questo momento di gioia per me si trasformi in un motivo di ansia o frustrazione. Bisogna essere onesti con sé stessi quando si scrive. Bisogna accettare i NO e i NI. Occorre conoscere bene il proprio livello e che dose di talento ci scorre nelle vene. Piedi per terra, umiltà e testa bassa.
Per quanto riguarda pubblicazioni future non saprei, non dipende solo da me, ad oggi ho scritto sette romanzi di cui due me li hanno pubblicati per merito, non ho mai pubblicato a pagamento. Per carità, non ho niente contro chi si auto produce, dico solo che io preferisco infilare il mio messaggio nella bottiglia e aspettare una nave all’orizzonte.

In questo momento sono a pagina 690 di un nuovo romanzo, punto ad arrivare a 1000. Più che altro per capire cosa si prova a leggere “1000” sotto la parola Fine. Stavolta mi sono spinto un po’ più in là e ho costruito una storia horror-fantasy un po’ particolare, posso dirti solo che la protagonista è una Lei. Inutile dire che la amo già alla follia, anche se ha un carattere molto… molto… diabolico? Chissà…

8. Da dove trai ispirazione per scrivere?

Dal mio mondo, dalle persone che incontro. Io dico spesso: realtà batte fantasia 2 - 0, sempre. Basta ascoltare un TG, basta guardare un documentario.

A volte è sufficiente fermarsi cinque minuti e osservare tutto ciò che ci circonda. Contemplarlo e riflettere su ciò che vedono i nostri occhi. Chiedersi come ha fatto un mendicante a finire lì su quel marciapiede. Perché quella donna piange da sola seduta alla fermata dell’autobus. Perché quei due uomini litigano fuori da una banca, ecc ecc.

Il mondo in cui vivo è un pozzo di personaggi e di storie, ma anche il vostro credetemi, solo che non vi fermate mai a guardare e ad ascoltare.

9. Sei un lettore? Se è sì, quali sono i generi che adori leggere?

Non sono uno di quelli che è contento di leggere un libro perché è scritto bene anche se la storia è banale. Io voglio che un libro mi prenda a schiaffi, che mi faccia spaventare, ridere, o battere il cuore.

Per la mente umana, un libro è un cambio di prospettiva repentino e inesorabile che induce alla riflessione, che costringe a porsi delle domande che con tutta probabilità non si sarebbe mai posta prima. Sarà per questo che i grandi dittatori della storia davano fuoco a libri e biblioteche? Chissà.

Un po’ di magia non deve mai mancare nei libri che vorrei leggere. Cito ad esempio l’Alchimista di Coelho, alla fine del libro scopri che la magia può essere dappertutto, anche sepolta sotto a un vecchio sicomoro in un pascolo sperduto

I racconti di viaggio mi piacciono moltissimo. È bello vedere il mondo con gli occhi di un altro. Vi consiglio Australian Cargo di Alex Roggero, a me è piaciuto molto.

Tra i miei libri preferiti ci metto Sinuhe l’egiziano di Waltari, le descrizioni sono sbalorditive.

Per i dialoghi invece metto sul piatto Carver e Bukowsky, quando fanno parlare i loro personaggi ti sembra tutto così normale…

Al seguente link potrete leggere la recensione del libro di Lorenzo Laneve, Nel vento

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