La giornata iniziava come tutte le altre. Il sole filtrava a malapena tra le serrande della camera. Mi alzo. Con un'enorme fatica mi preparo per uscire. I rumori delle auto, il chiasso dei bambini nel cortile, la musica del violinista sotto casa. Come d'abitudine cammino con lo sguardo a terra per evitare di incrociare gli sguardi di persone conosciute o sconosciute. E' cosi', sono una solitaria e ama esserlo. Ma oggi qualcosa mi infastidisce. Come un macigno, sento gli occhi di tutti su di me. Vado in posta e l'operatrice è scortese. Prendo il pan, e la panettiera mi mente dicendomi che non ne ha più. Accarezzo un bambino e la madre lo trascina via di forza guardandomi con oggi minacciosi. "Ma cosa non va in me oggi?" mi domando insistentemente, mentre rientro nell'androne di casa. Le scale sono lunghe, più lunghe del solito. Arrivata finalmente al giusto piano, alzo gli occhi sulla mia porta di casa e leggo una frase, con evidenza scritta male e di fretta. <<...VATTENE DI QUI... CI SPORCHI IL LUOGO...>> Le lacrime mi iniziano a colare sul viso. "Ma perché, cos'ho fatto di male?" urlo' una voce dentro la mia testa. Apro in fretta e furia e mi dirigo verso il bagno. Prendo l'acqua fredda tra le mani e mi sciacquo ripetutamente il viso. Poi, guardo dritto davanti a me e... Nero, tutto nero! Le mie mani sono nere, le mie braccia sono nere, il mio volto è nero. Non avevo fatto qualcosa di male, il male non era altro che... il colore della mia pelle! Era il periodo in cui leggevo: "Help" di K. Stockett.