Recensione | Il Giorno in Cui Ho Imparato A Volermi Bene di Serge Marquis
Buon Martedi Lettori oggi voglio parlarvi del romanzo di Serge Marquis, omaggio graditissimo della casa editrice Sperling e Kupfer
Pagine 266
Prezzo: 16,90
Ebook: €9,99
Trama: Maryse, illustre neuropediatra, è una donna bella e intelligente, ma terribilmente narcisista e ossessionata dal bisogno di essere sempre la più brava, la più ammirata - la numero uno. È anche madre di Charlot, un bambino singolare, che sa meravigliarla ed esasperarla al tempo stesso. Come una sorta di Piccolo Principe, fin dalla più tenera età Charlot la disarma con domande sulle verità più essenziali e meno afferrabili: la felicità, il senso della vita e dell'amore.
Grazie a Charlot e ai suoi quesiti filosofici che la mettono in difficoltà, Maryse inizia pian piano a spogliarsi delle sue certezze inossidabili. Grazie a Charlot e alle sue lacrime, Maryse capisce che certe ferite inflitte dalla vita non hanno un motivo né una spiegazione, e riscopre il valore dell'umanità nel ruolo di medico.
Con il suo candore acuto e il suo coraggio ostinato anche di fronte alle prove più dure, un ragazzino come Charlot sarà in grado di dimostrare agli adulti che l'essenziale nella vita sta nell'assaporare ogni istante del presente, nel riscoprire quella tenerezza che ci permette di entrare in connessione con gli altri, nello spogliarsi del proprio ego e di tutte le maschere che ci impone. Solo così è possibile imparare a volersi bene e lasciarsi andare alla vera gioia, quella che si raggiunge solo con l'intelligenza del cuore. Perché «diventare intelligenti è aver trovato il significato reale della parola amare».
Può un bambino far riflettere un adulto? Beh, io ho sempre sostenuto che si impara da tutti, dagli anziani, che con i loro aneddoti riportano fatti di vita vissuta in altre epoche con altre idee, ma anche dai giovanissimi i quali ci pongono interrogativi che quasi mettono in crisi noi adulti, ed è cosi che Maryse rimane attonita d'avanti alla domanda che gli pone il figlio Charlot "Charles in realtà, ma una somiglianza con Chopin gli fa acquisire questo nomignolo"
Ma leggendo scopriamo che questa disabilità turba più la mamma che il figlio, come farà la neurochirurga più quotata a congiungere tutti gli impegni professionali con la disgrazia capitata al figlio? Non voglio aggiungere altro, ma permettetemi di dirvi che questa storia vi farà riflettere molto su quanto tempo sprechiamo cercando di raggiungere il nulla, accerchiandoci di persone "nocive"per la nostra anima...
Una domanda che la tocca molto, lei è una donna che fin da piccola ambisce a primeggiare in tutto. Tante le domande che susseguono a questa e che quasi infastidiscono la donna, perché non è semplice cercare di far comprendere argomenti "spinosi"ad un bambino, eppure Charlot è perspicace, apprende subito, legge tra le righe, però si sa, non tutti oro e quello che luccica. Il piccolo infatti si scoprirà essere affetto da una malattia che porta alla cecità, l'atrofia del nervo ottico, questo il mostro che graduatamente ruba la vista al giovane Charles.Mamma che cos'è l'ego?
Ma leggendo scopriamo che questa disabilità turba più la mamma che il figlio, come farà la neurochirurga più quotata a congiungere tutti gli impegni professionali con la disgrazia capitata al figlio? Non voglio aggiungere altro, ma permettetemi di dirvi che questa storia vi farà riflettere molto su quanto tempo sprechiamo cercando di raggiungere il nulla, accerchiandoci di persone "nocive"per la nostra anima...
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