Blog Tour: Arrenditi All'amore di Ilaria Militello

by - giovedì, ottobre 20, 2016


Buon pomeriggio Entucci benvenuti alla nuova tappa del blogtour di Arrenditi All'amore oggi vi proponiamo il 2 capitolo del libro ^_^

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Sinossi: Quanto può essere difficile alle volte arrendersi all’amore, soprattutto se come Eunji vedete l’amore come puro e solo piacere, eppure, nessuno può sfuggire ad esso, soprattutto quando è il tuo migliore amico a farti battere il cuore. 

Ma nulla è facile in amore, specialmente se c’è un triangolo amoroso, si perché Eunji è fidanzato con Yong ed entrambi fanno parte della testa boyband, tutto è più difficile se si rischia di far vacillare la serenità del gruppo, eppure il desiderio è troppo forte e Eunji e Kibum si ritrovano a doversi accontentare di un amore clandestino ma passionale.

Kibum entrerà nel cuore del suo amico in punta di piedi, giorno dopo giorno, facendo vacillare le sicurezze di Eunji. 

Fra litigi, amore e passione la vita di Eunji diventerà movimentata e alle volte anche pesante, non solo gli impegni con il gruppo renderanno i suoi giorni difficili.

Lasciatevi dunque trasportare fino a Seoul, Corea del Sud, per assaporare una storia passionale e capirete che prima o poi bisogna arrendersi all’amore.

Capitolo 2 Arrenditi all’amore


Sento il telefono squillare e mi metto a sedere di colpo, sono sul divano, in boxe e a terra ci sono gli abiti sporchi di fango. Guardo il display, è Kevin.
«Pronto?»¸ rispondo con affanno.
«Io e Jung andiamo da Kibum, vuoi venire con noi?».
«Sì, dammi il tempo di cambiarmi e sono da voi». Ci salutiamo e corro al piano di sopra per farmi una doccia veloce ed ancora con i capelli umidi vado in camera mia ed indosso un paio di jeans e una felpa puliti. Butto un occhio allo specchio per assicurarmi di essere in ordine e scendo per recuperare lo smartphone che mi segnala una notifica di un messaggio arrivato, è da parte di Yong. Lo ignoro, in questo momento ho altro per la testa! Esco e raggiungo casa di Kevin e Jung.
Quando arriviamo in ospedale, troviamo la madre e la sorella di Kibum che ci vengono incontro ringraziandoci di averlo salvato, prima di farci entrare ci raccomandano di non fermarci per molto tempo, non dobbiamo affaticare la sua mente perché ha bisogno di riposo e poco stress.
«Ah eccoli qua i miei salvatori», ci dice muovendo solo gli occhi. Timorosi ci avviciniamo e sorridiamo, anche se vederlo così ci fa stare male.
«Come stai?», chiede preoccupato Kevin.
«Bè, a parte qualche ammaccatura e la memoria persa, diciamo bene». Sorrido, la sua voglia di scherzare non è cambiata. È sempre stato bravo a sdrammatizzare su tutto.
«Mi rende triste non ricordarmi di voi»¸ dice sospirando. Kevin gli posa delicato una mano sulle sue piene di graffi.
«Tranquillo, con un po’ di pazienza e il nostro aiuto torner໸ gli dice con infinita dolcezza da farlo commuovere.
«Grazie», dice lui sospirando e facendo una smorfia di dolore.
«Fa male?»¸ chiedo preoccupato.
«Molto», mi dice e poi mi guarda negli occhi, sorride e non so perché ma vedo in lui qualcosa che non ho mai visto prima. È indifeso, dolce e spaesato. Sento il mio cuore mancare un battito e poi inizia ad agitarsi nel petto. Perché ora sento una voglia di abbracciarlo, coccolarlo e… baciarlo?! Perché lo desidero. Distolgo lo sguardo e sento il mio telefono squillare, è Yong. Sono indeciso se rispondere o meno, poi mi sento uno sguardo addosso, è Jung che mi fissa serio. Chiudo la chiamata e ricambio il suo sguardo. So per certo che Yong gli ha detto che abbiamo di nuovo litigato.
«Vieni un secondo con me?»¸ mi domanda. Ecco lo sapevo! Annuisco. Si avvicina a Kevin dicendogli che andiamo a prendere un caffè mentre loro possono parlare.
«Ti offro un caff軸 mi dice una volta fuori e ci avviamo al bar.
«Yong ti ha detto che abbiamo litigato ieri?»¸ domando e lui annuisce. «Ti ha detto che per l’ennesima volta è partito ed è andato da sua madre?». Annuisce di nuovo.
«Sei arrabbiato?»¸ mi chiede tranquillo.
«Sono stufo», dico sospirando. 
«Vuoi lasciarlo?».
«No, voglio solo che la smetta di comportarsi da bambino», ribatto nervoso. Entriamo nel bar e Jung ordina due caffè e ci sediamo a uno dei tavolini vuoti.
«Che cosa ti ha raccontato?»¸ gli chiedo.
«Che avete litigato per una cretinata, come spesso vi accade, che non riusciva a farsi capire, così a preferito andarsene».
«Come sempre, perché detesta farsi chiamare bambino ma poi si comporta come tale». Jung sospira e si appoggia allo schienale.
«Ji, forse se tu ti rivolgessi anche in un altro modo e non sempre così», mi dice. Sgrano gli occhi.
«Io? No scusa, sta volta io non c’entro nulla». Sbuffo e mi chiedo perché deve sempre difenderlo. 
«Chiedere scusa non significa avere torto Ji, significa anche che non vuoi perdere la persona che ami e quindi ti prendi la colpa tu per non peggiorare le cose». Scuoto la testa. Forse lui è così, ma io no! Sono stufo, ho già sopportato abbastanza e sono cambiato per lui, invece Yong è sempre rimasto lo stesso bambino di sempre.
«Ji, tu vuoi continuare con lui?»¸ mi chiede. Non so cosa rispondere, forse, oppure no. Ripenso alla sensazione che ho provato prima quando ho visto Kibum. Sospiro e cerco di scacciarla dalla mia testa, Kevin ci raggiunge e si siede accanto a Jung.
«Come sta?», gli chiede. 
«Non ricorda nulla di nulla. Ho sentito il leader, tornerà stasera per andare da lui. Mi ha detto che Kibum ieri ha scoperto che il suo ragazzo l’ha tradito». Sgrano gli occhi a quella notizia, mentre lui sospira e Jung stringe i pugni nervoso.
«Povero Kibum, troverà mai qualcuno degno di lui?», domando e un pensiero mi si insedia nella mente, ma lo scaccio subito.
«Shin ha detto che era a casa del suo ragazzo, hanno avuto una forte litigata e lui ha preso la bici, molto probabilmente senza prestare attenzione, arrivando così fino alla montagna, il resto è vuoto. Lui non sa oltre e Kibum non ricorda».
«Allora da una parte è meglio così», dice Jung. Annuisco, per una volta siamo d’accordo. Restiamo ancora lì, in silenzio, poi il mio telefono squilla, ma questa volta è mia madre.
«Eunji, come stai? Dove sei?», mi domanda con voce preoccupata.
«Sono in ospedale», dico e mi pento subito.
«Cosa? Che è successo? Oddio perché non hai avvisato».
«Mamma, calmati, non sono qui per me. Kibum ieri sera ha avuto un incidente». Lei si zittisce per un secondo e regolarizza il respiro affannato di poco fa.
«Ah, che gli è capitato?»¸ mi domanda con più calma e gli racconto di ieri sera. «Mi dispiace»¸ dice infine. «Ma, tu e Yong avete litigato?», mi domanda poi.
Sospiro. «Sì perché?».
«È venuto qui, dice che non gli rispondi, voleva sapere dov’eri… mi sono preoccupata, ha detto che non eri nemmeno a casa». Sbuffo.
«Sto bene mamma, tranquilla, ora lo chiamo».
«Sicuro che va tutto bene?», mi chiede con tono serio ma gentile.
«Poi ne parliamo, ora lo chiamo».
«Va bene e… resta calmo», mi dice. Mi conosce e bene anche.
«Tranquilla»¸ dico. La saluto e prima di chiamare Yong passo da Kibum a salutarlo. Vederlo così indifeso fa crescere in me il desiderio di prima. Non capisco il perché di questa mia sensazione ma vorrei baciare le sue morbide e carnose labbra. Mi scopro ad immaginarmi di baciarlo e sfiorargli il petto.
-Ma a cosa vado a pensare, sono scemo?!-, mi chiedo avvicinandomi. Quando lui si gira e mi sorride, il desiderio diventa ossessione.
«Devo andare»¸ dico serio, cercando di non guardare le sue labbra invitanti.
«Oh, di già?! Peccato».
«Domani tornerò, tranquillo», dico e indietreggio. Lui mi sorride.
«Allora a domani….», cerca di ricordare il mio nome e mi dispiace vederlo sofferente.
«Ji», dico e lui mi sorride di nuovo e il desiderio diventa pressante. Lo saluto nuovamente ed esco, esasperato dal desiderio che ho dentro per lui. Mi allontano dalla sua stanza e chiamo Yong, non ne ho voglia, vorrei restare con Kibum, ma cerco di reprimere quella voglia.
«Ehi Ji, dove sei?», mi risponde dolce Yong.
«È una storia lunga».
«Ti aspetto a casa», mi dice. Sospiro senza farmi sentire.
«Arrivo». Mento, non ne ho voglia, ma ignoro la voce nella mia testa che dice di voltarmi e tornare da Kibum. Non posso!

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