Intervista ad Isabel Harper

by - mercoledì, maggio 21, 2014





Carissimi entucci oggi vi voglio presentare Isabel Harper, ovvero Marco e Isabella, due coniugi milanesi, moglie e marito che assieme hanno scritto la serie di romanzi intitolati "Il fuoco segreto di Altea" (Recensione). Scopriamo dunque il perché hanno deciso di usare uno pseudonimo per firmare i loro libri e come affrontano la loro avventura assieme.

1. Sappiamo ormai che sotto questo pseudonimo ci siete voi due, Marco e Isabella. Dite, di chi è stata l’idea di scrivere assieme e perché la scelta di usare un nome fittizio e non i vostri reali?
 
M: L’idea di scrivere ci è venuta assieme, perché abbiamo pensato che fosse una bella cosa da condividere. Noi abbiamo tre figli, ma potremmo quasi dire che la scrittura è il nostro quarto figlio. L’idea di usare uno pseudonimo l’abbiamo avuta assieme. Scrivere nomi e cognomi risultava troppo lungo: meglio uno pseudonimo corto e facile da ricordare.

I: Aggiungo solo che abbiamo scelto questo pseudonimo non solo perché era più semplice, ma anche perché ‘ci rappresentava entrambi. ‘Isabel’ perché appunto io mi chiamo Isabella e ‘Harper’ (cioè arpista, in inglese) perché Marco suona l’arpa celtica.

2. Com’è lavorare con il proprio compagno? Ci sono stati momenti in cui vi siete pentiti di aver intrapreso quest’avventura assieme?

M: Lavorare assieme a Isabella è entusiasmante. Certo, ci sono anche momenti in cui i nostri punti di vista non coincidono, ma alla fine troviamo sempre una sintesi. Pentito? Mai, neanche per un secondo.

I: Lavorare con il proprio compagno non è sempre facile, ma noi siamo abituati a farlo da tempo, abbiamo le nostre ‘tecniche’ per dividerci il lavoro e sappiamo trovare i momenti per ricaricare le energie. Siamo una vera ‘squadra’, nella vita come nel lavoro e questo ci permette di superare le difficoltà. Nessun ripensamento: in due si lavora meglio, ci si diverte di più e si fa anche meno fatica!

3. Isabella, vorremmo fare una domanda a te. Ti andrebbe di parlarci del tuo compagno, Marco? Chi è?

I: Marco è molto creativo, ha il senso dell’umorismo, è costante e molto determinato. Queste qualità lo contraddistinguono nella vita come nel lavoro: sa darsi dei tempi e rispettarli (fondamentale quando scrivere è il secondo lavoro!) e sa trovare il lato divertente delle cose. Questo rende tutto più piacevole, anche scrivere. Nella scrittura sa mettere emozioni, ironia e ‘ritmo’. È molto bravo a creare suspense e a sorprendere il lettore con improvvisi colpi di scena.

4. Marco, ora chiediamo a te di parlarci di Isabella. Raccontaci di lei.

M: Isabella è un vero vulcano di idee. Ne ha così tante, che confesso che a volte faccio fatica a starle dietro: mentre io penso a come inserire un’idea di Isabella dentro la storia, a lei ne sono già arrivate altre cinque! E poi Isabella è un’ottima “regista”: ha sempre il polso della situazione, sa dove condurre la storia che stiamo scrivendo e sa quanto peso dare a ogni singolo episodio. E, cosa non meno importante, sa quando una pagina, o un intero episodio, per quanto bello, o divertente, o ben scritto, non è funzionale all’intera vicenda trattata, perciò è meglio eliminarlo. A volte è doloroso tagliare una pagina sulla quale si è lavorato tanto, ma alla fine la vicenda nel suo complesso ci guadagna sempre. Insomma, quelle di Isabella sono tutte qualità preziosissime, per chi scrive una storia!

5. Ci sono stati momenti nella stesura della storia che avete detto “basta”, in cui avete pensato che era una cosa impossibile? Se è sì, chi dei due è stato quello più forte, quello che ha ridato coraggio ad entrambi?

M: Be’: diciamo che “basta, è impossibile”, non l’ho mai pensato. Invece ho pensato tante volte: “basta, andiamo a mangiarci una pizza!” e qui bisogna saper fare la scelta giusta: a volte è meglio stringere i denti e andare fino in fondo; altre volte è meglio “staccare” e riprendere la scrittura in un momento più felice. Insomma, bisogna essere lucidi ed equilibrati: se è vero che intestardirsi, quando proprio “non ce n’è”, non serve, è anche vero che con “troppe pizze” il libro non si finirà mai!

I: Ci sono stati momenti difficili, come per chiunque, ma più per “i casi della vita” che per problemi legati alla scrittura. E in quei momenti, è stata la scrittura ad aiutarmi! Quando il lavoro è tanto, o le situazioni sono complesse, la tecnica giusta è “suddividere” il problema, o il lavoro, in piccoli passi e affrontarli uno alla volta, con tanto amore e tanta attenzione… Così si arriva in fondo e alla fine ci si scopre anche più felici!

6. Come si svolgono le vostre giornate fra lavoro, casa e hobby?

M: Siccome la scrittura non è il mio lavoro principale, e la famiglia richiede molto tempo e molte energie, potrei definire una giornata “recipiente”, il lavoro “sassi”, la famiglia “sassolini” e la scrittura “sabbia”. Prima riempio il recipiente di sassi. Lo spazio lasciato libero dai sassi (che non è poco) è occupato dai sassolini. Infine lo spazio rimanente è riempito con la sabbia.

I: Vale per me ciò che ha detto, con molta saggezza “zen”, Marco. Prima le priorità (i figli, la famiglia, il lavoro) poi tutto il resto! Molta collaborazione, anche da parte dei nostri figli (che in casa danno tutti una mano) e un po’ di tolleranza se la casa non è proprio “a posto” come vorrei!

7. Chi è dei due il più calmo e riflessivo, chi invece il più impulsivo?

M: Dipende dal momento. Io quando scrivo sono “calmo”, anche se scrivendo, a volte riverso nella pagina le mie emozioni. Quando faccio brainstorming con Isabella vado a briglia sciolta. Ma ci capita anche di essere “impulsivi” tutti e due nello stesso momento! E questi sono i momenti che producono i frutti migliori, in termini di idee.

I: Io sono molto intuitiva e mi entusiasmo molto per i nuovi progetti e le nuove idee. A volte è Marco a riportarmi con i piedi per terra!

8. Qual è il segreto per un buon rapporto, sia lavorativo che sentimentale?

M: Saper ascoltare, saper capire il punto di vista dell’altro, saper rinunciare a qualcosa di se’ a favore di uno scopo comune. E anche saper giocare, proporre cose nuove, reinventarsi.

I: Non c’è un “segreto”, ma ci sono tante qualità da mettere in gioco. Come in una ricetta ben riuscita, ci vogliono tanti “ingredienti”, tutti importanti: ci vuole ascolto reciproco, rispetto, capacità di condividere e di saper fare qualche sacrificio senza farlo pesare, un bel po’ di pazienza, attenzione, empatia e… un pizzico di umorismo.

9. Qual è il personaggio che più vi assomiglia e perché?

M: non saprei. Dentro ogni personaggio c’è un pezzetto di me, e anche un pezzetto di Isabella. È come fare una torta con uova e farina: quando è pronta, non assomiglia più né a uova, né a farina. Io quando scrivo un capitolo su un personaggio mi affeziono a lui. Poi, nel capitolo dopo, mi affeziono a un altro.

I: Secondo me Marco assomiglia un po’ a Dedalus (ma anziché i baffoni a manubrio, porta la barba!) e io un po’ ad Amandine, almeno per quanto riguarda la passione per i dolci!

10.  Chi è quello più fantasioso fra voi due, quello che ha maggiori idee?

M: qui bisogna dire una cosa: noi facciamo tanti “brainstorming”, ovvero chiacchierate a ruota libera per farci venire idee. Di idee ne vengono tante, ma in quel momento siamo attenti a scriverle e non farcele scappare: non ci mettiamo certo a contare chi ne ha avute di più! Possiamo dire che a Isabella vengono le idee più “poetiche”, mentre a me quelle più “bizzarre”.

I: Siamo entrambi molto creativi, davvero è impossibile dire chi dia più contributi in termini di idee. In ogni caso, non è molto importante stabilirlo, quando si lavora in squadra!

11.  Avete altri progetti assieme? Magari da intraprendere assieme o separatamente?

M: certo che abbiamo altri progetti! Ma la strada di un progetto è lunga, e non sempre termina sullo scaffale del libraio. Per questo a me piace parlarne solo se e quando diventano concreti.

I: abbiamo molti progetti entusiasmanti per il futuro, molto diversi tra loro. Ma, come dice Marco, è presto per parlarne. Aspettiamo che si concretizzino…

12.  Isabella di a Marco che cosa significa lui per te.

I: Marco è il mio amico e il mio compagno, il padre dei miei figli. Cosa potrei dire di più?

13.  Marco, ora tocca a te. Dì ad Isabella che cosa significa per te avere il suo amore.

M. Per me, trovare Isabella è stato meglio che vincere alla lotteria.

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