Se provo a chiudere gli occhi, la prima cosa che la mia mente ricorda è la famosa estate del 2001. Ero un ragazzino, il mondo era ancora un bel posto dove vivere (gli attentati alle torri gemelle di qualche mese dopo avrebbero inevitabilmente cambiato tutto) e la mia testa era libera e spensierata. In fondo la vita vera, quella dopo il diploma e la ricerca di un lavoro, era ancora lontana diversi anni. Era il mio compleanno e con degli amici facemmo un bellissimo falò in campagna, lontano da tutto e tutti, dove ci raccontammo per ore le nostre storie, i nostri sogni, cuocendo di tanto in tanto qualcosina da mangiare. Era tutto così bello, spensierato. Ho preferito di gran lunga quella festa alternativa, e non quelle feste in casa con tanti zii e parenti vari che non vedevi mai, e senza la pressione di dover posare in 200 foto con la torta, lo zio, i cugini e quant'altro. L'aria era fresca, leggera, si stava benissimo. Un gatto randagio, non so come, decise di unirsi alla festa, senza avere alcuna paura di noi o del fuoco. Lo accarezzai, gli detti un pezzo di carne e subito diventammo amici. Sarebbe stato il mio gatto per otto bellissimi anni. Quando la nostra festafalò terminò, tornai a casa con il mio nuovo amico in braccio. Passai dinanzi alla casa di mia nonna, e vidi che le luci erano ancora accese. Lei stava sulla veranda, seduta, a godersi il fresco della serata. Mi affacciai, parlammo un pò, e lei fu ben lieta di accarezzare Ben, il mio nuovo amico. Mia nonna è volata via sei mesi fa, a quasi 99 anni, e i fotogrammi di quella serata mi piace incastonarli in una mia ipotetica corona di ricordi preziosi da visionare quando mi sento giù di morale.