Salotto Letterario "Intervista a Cristina Obber"

by - venerdì, novembre 07, 2014

Benvenuti in un altro appuntamento con le nostre interviste. Oggi avremo come ospite l'autrice Cristina Obber, l'autrice del libro L'altra parte di me.


1. Benvenuta Cristina in questo piccolo salottino virtuale. In questo spazio diamo la possibilità ad autori, più o meno conosciuti, di raccontare di sé e dei loro libri. Oggi sarai nostra ospite. Come prima domanda, quella ormai classica, ti chiedo di parlarci di te. Chi è Cristina quando non scrive?

R. E’ una donna di 50 anni che quando non scrive si occupa di tante altre cose. Quando invece si occupa di sé questa donna sta con suo marito, le figlie, il figlio, tanti amici e amiche da invitare a cena. Ha tanti libri da leggere davanti al caminetto. Le piace viaggiare, adora il cioccolato.

2. Parlaci della tua passione per la scrittura, quando è nata e quali sono stati i tuoi inizi?

R. E’ nata da ragazzina, ho letto tanti classici durante il periodo delle medie, mi sono innamorata di tante storie. Per molti anni ho scritto solo per passione personale, la scelta sbagliata della scuola superiore, molto tecnica, mi ha impedito di trasformare in lavoro il mio talento, e quando poi lavori molto ti resta sempre meno tempo per fare quello che ti piace. Ho ripreso a scrivere seriamente a quarant’anni, quando ho chiuso la mia attività e mi sono ritrovata ad avere finalmente un po’ di tempo per me.
3. Dalla tua biografia so che sei anche una giornalista oltre che scrittrice. Parlaci di questo tuo altro pezzo di vita. Come è nata la passione e i tuoi inizi.

R. Ho iniziato scrivendo alcuni pezzi su eventi culturali del mio paese, in Veneto, poi mi sono interessata di tutto ciò che vi accadeva, dai consigli comunali ai lavori pubblici. Ho scritto cinque anni per il quotidiano Il giornale di Vicenza, poi mi sono trasferita in Lombardia e oggi collaboro con Dol’s, il sito per le donne on line.
Per il libro Non lo faccio più ho svolto invece un’ inchiesta sul territorio nazionale sulla violenza sessuale, in particolare tra adolescenti. Oggi sono più scrittrice che giornalista.

4. Parliamo dei tuoi libri ora. Il primo di cui volevo parlare è Non lo faccio più, che ha dato vita a un progetto. Vuoi parlarci di questo progetto e da cosa è nata questa idea?

R. E’ nata in auto, mentre ascoltavo alla radio la notizia di uno stupro di gruppo tra minorenni. Ho avuto un moto di rabbia e mi sono chiesta come era possibile a 16 anni fare così tanto male? mi sono detta che forse non abbiamo spiegato abbastanza ai ragazzi cosa significa subire violenza e allora ho deciso di farlo. Per questo sono stata in carcere a parlare con gli stupratori e ho poi intervistato Veronica, stuprata a 21 anni dai suoi compagni di università. E’ un libro duro, ma che apre alla possibilità per i ragazzi e le ragazze di costruirsi un destino diverso; oggi c’è la rete, la grinta ce l’hanno e possono davvero cambiare le cose.

5. Adesso veniamo al tuo ultimo libro, L’altra parte di me, che tratta di un tema molto particolare come l’omosessualità. Parlaci di questa storia e di come è nata l’idea.

R. Con il libro Non lo faccio più sono stata in tante scuole chiamata da prof o studenti e studentesse che vogliono parlare di violenza e di amore durante le loro assemblee. In alcuni di questi incontri mi sono resa conto di come l’omosessualità sia spesso ancora un tabù, qualcosa su cui discutere è difficile, si preferisce non esporsi e a volte ci si espone con frasi che sanno di vecchio e tradiscono una grande confusione. Credo che questa esperienza abbia contribuito alla maturazione della mia scelta, che è nata però da un abbraccio tra due ragazze di 22 e 23 anni nel corridoio dell’università a Milano. Erano molto tenere tra loro, ho chiesto da quanto stavano insieme e mi hanno risposto “Da sette anni”. Mi è sembrato bellissimo pensare di raccontare un amore così grande. L’ho deciso proprio lì e anche se il libro non racconta di loro e della loro storia ho preso spunto da alcuni aneddoti che loro stesse mi hanno raccontato una sera, dividendo una pizza.

6. Francesca e Giulia sono le protagoniste di questa meravigliosa storia. Parlaci di loro, dei loro caratteri in modo che i nostri lettori possano conoscerle.

R. Francesca è solare, un vulcano di energia, bravissima a scuola e con il sogno di diventare una scienziata. Giulia è più tranquilla, ma molto sicura di sé nonostante abbia solo 15 anni. Francesca non
è nemmeno sicura di definirsi lesbica nonostante si sia sempre innamorata di femmine mentre Giulia, che ha scoperto l’amore con Tommaso ma il vero amore con Aurora, non ha dubbi. Si innamorano, ma non è facile tenere vivo un amore a distanza, figuriamoci lesbico, con la famiglia che rema contro. Eppure il loro sentimento è forte, insieme si ribellano, resistono.

7. So che ti occupi di tematiche legate al mondo femminile. Puoi parlaci di cosa ti occupi nello specifico?

R. In realtà diciamo che sono tematiche femminili ma la violenza nelle relazioni riguarda maschi e femmine, le femmine subiscono un problema maschile di stare in relazione. Siamo tutti e tutte ingabbiati dagli stereotipi di genere, da un linguaggio che ancora tarpa le ali alle bambine e alle ragazze in un paese che si definisce avanzato e non lo è. Mi chiamano per parlare di questo, per mettere sul piatto le cose che ho ascoltato, quelle che ho imparato. Come giornalista, come scrittrice, come donna, madre, amica e compagna.

8. Quali sono i problemi che spesso ti trovi ad affrontare nel tuo lavoro, sia come giornalista che come scrittrice?

R. Mi scontro con delle istituzioni sorpassate, che non stanno al passo con i tempi. Con l’ottusità di chi si ostina a considerare i giovani un’entità inerte senza conoscerli. Con la mancanza di responsabilità di chi avrebbe il porte di gestire le risorse finanziare investendo per i ragazzi e le ragazze e invece non lo fa. Con gli adulti che non si mettono mai in discussione e sanno solo puntare il dito, ora di qua, ora di là, smettendo di crescere.

9. Quali sono le emozioni che provi quando scrivi?

R. Gioia, dolore, fifa, euforia. Tutto quello che vivono le mie protagoniste lo vivo anche io. Nei mesi di scrittura più intensa ero così dentro la storia di Francesca e Giulia che mi ritrovavo a camminare per strada con la sensazione -meravigliosa! - di avere 17 anni.

10. Qualche piccolo consiglio per chi ha nel cassetto il sogno di pubblicare un libro. Qual è la chiave del successo in questo mondo?

R. Non cercare il successo inteso come visibilità, ma cercare di fare un buon lavoro, di scrivere mettendosi in gioco con generosità ed impegno. E diffidare di chi ti chiede del denaro per pubblicare il tuo libro, non avere fretta di pubblicare a tutti i costi. Armarsi di pazienza, perché le case editrici hanno centinaia di soggetti da visionare. E leggere, più leggi, più scrivi, più scrivi, più leggi.

11. Qualche consiglio invece per chi volesse seguire la carriera di giornalista?

R. Una buona laurea e poi il corso di giornalismo. Io sono giornalista pubblicista, cioè ho l’iscrizione all’albo perché mi è stata riconosciuta l’esperienza pratica di quei cinque anni. Ma è una formazione specifica e mirata che ti permette di diventare giornalista professionista.

12. Siamo giunte all’ultima domanda e ti lascio campo libero. Vuoi dire qualcosa che magari non ti ho chiesto, dare qualche altro consiglio?

Dai primi messaggi che mi arrivano via Facebook sento che nelle vite di Giulia e Francesca molte ragazze lesbiche si riconoscono ma vi si riconoscono anche ragazze non omosessuali, così come alcuni genitori mi scrivono di essersi messi in discussione anche se hanno figli eterosessuali. Questo mi rende felice perché attraverso una storia d’amore tra due ragazze sono riuscita a parlare anche di amore tra le persone.  E poi mi fa piacere che i lettori e le lettrici ammirino la forza delle protagoniste. Come in Siria mon amour, che ho pubblicato con Piemme nel 2013, anche questa è una storia di ribellione, dove sono le ragazze a vincere.


Ringrazio di cuore l'autrice per il tempo che ci ha concesso per questa intervista e a voi per essere stati con noi. Vi aspettiamo per un altro appuntamento e con un altro autore o autrice che ospiteremo presto nel nostro piccolo salottino virtuale.

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