Intervista a Stefano Mancini

by - mercoledì, ottobre 29, 2014



Ed eccoci qua, nel nostro piccolo salottino per parlare con un nuovo autore. Il nostro ospite di oggi è
Stefano Mancini, vi avevo presentato il suo libro pochi giorni fa.
Quindi preparate biscotti e tè e iniziamo a conoscere questo bravissimo e simpaticissimo autore.


1. Ciao Stefano, ho avuto il piacere, come ho accennato poco fa, di conoscerti tramite la Linee Infinite, ma vorrei dare questa possibilità anche ai nostri lettori. Dicci qualcosa di te, chi è Stefano?

Ciao Ilaria e intanto grazie per questo spazio “virtuale”. Non mi dilungo troppo su di me e mi limito a dire che sono un appassionato di scrittura fin da quando sono molto piccolo. Mi è sempre piaciuto inventare storie e mondi da popolare con i miei personaggi. E scrivere è a tal punto la mia passione che ne ho fatto anche il mio lavoro. Sono infatti un giornalista per un’importante agenzia di stampa, ma anche un editor: mi occupo infatti di correggere i testi inediti di autori più o meno affermati dando loro il mio aiuto di professionista, oltre che di appassionato.

2. Parliamo della tua carriera da scrittore, dagli inizi fino ad oggi. Delusioni, vittorie e soddisfazioni.

Come dicevo poco fa, ho cominciato a scrivere da giovanissimo. I miei primi “romanzi” risalgono a quando avevo 13 o forse 14 anni. Da allora non mi sono più fermato e col tempo ho accumulato un bel po’ di pubblicazioni, di esperienza e anche qualche delusione, che però mi è servita per migliorare come autore e come professionista dell’editoria.
La più grande delle delusioni è senza dubbio legata al mio secondo romanzo fantasy La spada dell’elfo, sia perché la casa editrice non mi ha supportato quasi per niente, rovinando un testo al quale ero molto legato e che considero tuttora prezioso, sia perché quel romanzo era il primo di una trilogia sulla quale avevo investito tempo ed energie. E la chiusura per problemi economici della casa editrice ha fatto sì che l’intera opera finisse nel dimenticatoio.
Tra i miei successi non posso invece non citare Le paludi d’Athakah (Linee Infinite Edizioni, 2013), di cui Il figlio del drago, appena uscito, è il seguito. Il romanzo ha avuto un notevole riscontro di pubblico, tantissimi l’hanno letto e mi hanno fatto i complimenti e per un autore questa è la soddisfazione più bella. E poi ho finalmente trovato una casa editrice che crede nel proprio lavoro e mi appoggia, il che rende tutto più facile.

3. Come è iniziata la passione per la scrittura?

In maniera molto naturale e spontanea. Credo (non ricordo bene perché ero davvero molto piccolo) di essermi messo un giorno davanti a un foglio e di aver cominciato a scrivere. Non so bene perché l’ho fatto, forse per lo stesso motivo per cui lo faccio ancora oggi: per avere tra le mani i libri che vorrei leggere.

4. Si dice che un bravo scrittore deve essere anche un buon lettore. La pensi così? Ti piace leggere? Se è sì, quali sono i generi che preferisci?

Sono assolutamente d’accordo. Anzi, penso che un bravo autore dovrebbe passare il 30% del proprio tempo a scrivere e il 70% a leggere. Io leggo il più possibile compatibilmente con i miei impegni. E di solito leggo romanzi di vario genere. Pur essendo un autore di fantasy, infatti, mi piace leggere un po’ di tutto, anche biografie e libri di storia, un’altra delle mie grandi passioni.

5. Hai un momento particolare della giornata in cui ti dedichi di più alla scrittura, riesci a farlo ovunque e in qualsiasi circostanza oppure hai bisogno del tuo spazio e dell’atmosfera giusta?

Non so bene perché, forse per abitudine, ma il mio momento migliore per scrivere è il pomeriggio. Mi metto alla scrivania con una tazza di tè fumante (anche d’estate, sì), e comincio a scrivere. Diciamo però che, anche considerando che di scrittura non si vive, mi sono adattato a scrivere un po’ ovunque e in ogni circostanza. Ricordo alcuni anni fa che mi portavo un quaderno al lavoro e nei momenti liberi scrivevo qualche scena; oppure quando lavoravo in un call center ricordo che spesso mi portavo le pagine stampate del mio romanzo per correggerle tra una telefonata e l’altra. Magari non era molto professionale, ma era più forte di me. Quindi direi che mi adatto abbastanza bene anche fuori dalla mia “nicchia”.

6. Parliamo ora del tuo ultimo romanzo, “Il figlio del drago”. Parlaci della storia e dei suoi personaggi. Che cosa leggeranno in questa tua nuova avventura?

Tanto per cominciare ci tengo a precisare che Il figlio del drago, pur essendo il seguito del precedente Le paludi d’Athakah, si può leggere anche da solo. Certo, chi ha letto il primo potrà godere di una visione più ampia della storia e ritroverà in questo nuovo romanzo tutti (o quasi) i protagonisti dell’altro. La storia riprende infatti da dove ci eravamo interrotti, dallo scoppio delle ostilità tra elfi e nani, il vero motore dell’intera saga. Quando infatti ho cominciato a pensare a questa epopea fantasy mi sono prefissato un obiettivo: quello di raccontare (a modo mio, ovviamente) il perché nella tradizione fantasy, da Tolkien in poi, due etnie così potenti e caratteristiche (elfi e nani, appunto), si odiano.
Questo era l’elemento di partenza, ma poi (lo ammetto), la trama mi ha preso la mano ed è venuta fuori una storia ricca di intrighi e colpi di scena, in cui la guerra, pur essendo ancora il motore centrale, è solo uno degli aspetti che ho narrato.
Quanto ai personaggi posso dire che di tutti i romanzi che ho scritto, questo è senza dubbio quello con il maggior numero di protagonisti. Abbiamo ben tre famiglie reali (una di elfi e due di nani), con il loro seguito di familiari, nobili, guerrieri e maghi, ognuno dei quali con la sua personale vicenda e il suo scopo da perseguire. Se nelle Paludi d’Athakah i protagonisti erano per lo più re Aurelien, e i due re nani Karzan e Hankar, in questo nuovo romanzo sono i loro discendenti a essere al centro dell’attenzione. Senza dimenticare che, grazie anche alla longevità propria di elfi e nani, molti dei protagonisti conosciuti nel precedente romanzo tornano anche in questo, a dispetto dello scorrere dei secoli. E di una guerra che chiederà il suo tributo di sangue.

7. Cosa pensi di chi pubblica in self? Si possono definire veri autori oppure per definirsi tali si deve avere un contratto con una casa editrice?

Non credo ci siano “veri” autori e “falsi” autori. E se esistono la differenza non è data certo dal modo in cui pubblicano. Per quel che riguarda le pubblicazioni in self penso che siano un buon modo, soprattutto per gli esordienti, di farsi conoscere. Soprattutto da quel che si dice le grandi case editrici hanno cominciato a contattare gli autori in self che hanno più successo, il che mi sembra un’ottima cosa, perché quantomeno si introduce un po’ di meritocrazia in un settore troppo spesso accusato di esserne avaro.

8. Che cosa significa essere uno scrittore per te e quando ci si può definire tali?

In verità io sono ben lontano dal definirmi uno scrittore. Autore lo trovo un termine più corretto. Di sicuro non mi considero uno scrittore solo perché ho pubblicato qualche romanzo. Diciamo che accetterò di essere definito tale il giorno in cui potrò permettermi di mollare tutto e vivere solo con i proventi della scrittura.

9. Che cosa significa per te la scrittura?

Di getto mi verrebbe da rispondere in maniera banale: tutto. E a volte le risposte più spontanee e immediate sono anche le più corrette. In effetti per me è davvero tutto. Come dicevo rispondendo a qualche domanda più su, ho cominciato a scrivere che ero ancora un bambino e da allora non mi sono più fermato. Ancora oggi sento la necessità di ritagliarmi un po’ di tempo per scrivere ogni giorno, anche a costo di sacrificarlo ad altri impegni o peggio ancora a un po’ di relax. Perché nonostante tutto inventare storie e popolarle di personaggi resta la mia più grande passione.

10. Parlaci del tuo futuro, hai altri progetti a cui stai lavorando?

Ovviamente sì. Pochi giorni fa ho cominciato la stesura di un nuovo romanzo, che idealmente andrà a concludere la trilogia aperta con Le paludi d’Athakah e proseguita con Il figlio del drago. Dico idealmente perché in verità non so se basterà un solo altro romanzo (credo di sì, ma allo stato attuale non posso ancora esserne certo). E anche perché in verità questa saga si lega a un’altra, che forse un giorno vedrà la luce.
Di sicuro completare quest’opera, qualora dovessi riuscirci, sarà per me una soddisfazione immensa. E spero che i miei lettori, arrivati all’ultima pagina, finiranno per pensarla come me. In ogni caso invito chiunque volesse darmi il suo parere, o anche solo chi avesse dubbi o volesse farmi qualche domanda, a contattarmi su Facebook all’indirizzo: https://www.facebook.com/stefano.mancini3


Ringrazio di cuore Stefano per il tempo che mi ha dedicato e spero vi sia piaciuta questa chiacchierata. Alla prossima!

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