Salotto Letterario

by - lunedì, agosto 05, 2013


Ciao! Voglio  presentarvi un grande autore, lui è Roberto Iovino, lo scrittore di "Il pentolino di Pandora", meravigliosa raccolta di racconti che fanno riflette, ma che però hanno sempre un tocco d'ironia rendendoli leggeri e divertenti. Conosciamolo assieme e conosciamo il suo modo di affrontare i problemi con un sorriso.

1. Ciao Roberto, è un piacere averti nel blog My Secret Diary. Ho letto la tua raccolta di racconti, Il pentolino di Pandora e mi è piaciuta tantissimo. Ogni storia aveva dell'ironia, anche la più tragica. Sei una persona a cui piace un pizzico d'ironia nella vita? Pensi che affrontare i problemi con il sorriso possano essere meno pesanti?

Affrontare la vita con ironia non è solo utile, è necessario. Non serve a niente preoccuparsi, tanto le cose alle volte vanno a posto da sole;  affrontare i problemi mantenendo il controllo, inoltre, è una garanzia di successo. Agitarsi, serve solo a peggiorare le cose. 


2. Chi è Roberto nella vita di tutti giorni. Cosa fai quando non scrivi?

Mi occupo di informatica, di progetti, vedo persone, concludo accordi; un’attività che mi consente di conoscere gente, di poterla osservare da vicino, studiarne i comportamenti e fare tesoro delle loro esperienze di vita che,  insieme con le mie,  rappresentano un serbatoio inesauribile per le mie storie. Quando non scrivo, seguo la famiglia, leggo moltissimo, amo la buona tavola, i motori e il cinema di un certo interesse.

3. Il pentolino di Pandora, è un titolo davvero divertente. Come ti è venuta l'ispirazione?

Partendo dal mito di Pandora. L’intento era quello di svegliare coscienze di raccontare agli altri quello che hanno sotto al naso tutti i giorni senza analizzarne il vero senso.  Cercando di non banalizzare, infatti, poiché il rischio era concreto, ho voluto impostare le azioni come una serie di clip di poche immagini con un finale a sorpresa; in buona sostanza la sintesi di come dovrebbe essere un
racconto: veloce, interessante da subito con un colpaccio alla fine.   I racconti, li ho scritti nel tempo, in tanti anni, ispirandomi a storie vere oppure solo sbirciate dal buco della serratura e, alla fine della lettura, mi piacerebbe che restasse nella mente del lettore un messaggio subliminale utile per riflettere.   Spero di esserci riuscito.

4. Parla del tuo libro ai lettori. Di loro perché dovrebbero leggerlo e che cosa troveranno all'interno.

Dovrebbero leggerlo perché in ogni storia, ritengo di aver dato ai personaggi una credibilità assoluta, proprio per permettere al lettore di riconoscersi, nel bene e nel male. Non a caso le donne si chiamano quasi sempre Clara e gli uomini quasi sempre Giulio, proprio perché sono molteplici le sfaccettature dell’animo umano e dei proprio comportamenti.  Un po’ si piange, un po’ si ride, ma alla fine, e questo è il vero scopo, spero di essere riuscito ad avvincere chi mi legge in un vortice di emozioni e sensazioni che possano far pensare e riflettere.  Tante le storie e diversi i personaggi, ma il filo conduttore è sempre quello di vedere la vita come un gioco. Pericoloso a volte, ma un gioco. Un gioco dove per vincere non bisogna essere solo furbi e capaci, ma anche di nobile animo.  Il tema quasi dominante è, per  l’appunto, vivere  e fare in modo che la morte possa trovarci vivi.

5. Di solito ascolti musica per ispirare le tue scritture? Se è sì, che generi ascolti?

No. Amo la musica. Tutti i generi. Ma quando scrivo me ne sto in silenzio, in penombra con il mio notebook, le sigarette e qualche biscotto.

6. Quando scrivi una storia o un romanzo, qual è la tua fonte d'ispirazione?

La strada. I ricordi di 60 anni di vita. La mia numerosa e fantastica famiglia, i miei primi vent’anni e i miei secondi  e terzi 20. Le persone che conosco, le storie che mi raccontano. Tutto, insomma.  Quando guardo la televisione ho sempre con me un notes ed una matita per prendere appunti, ascolto molto e faccio mio ogni piccolo dettaglio che mi capita di rilevare.

7. C'è un racconto della tua raccolta al quale sei particolarmente legato? Se è sì, qual è e perché?

 “Il giorno di Giulio” senz’altro, che è anche quello più lungo. Mi sono immaginato nella stessa situazione sforzandomi di pensare proprio come lascio poi fare al mio personaggio.  Un timore reverenziale per la morte? Oppure la precisa volontà  di non considerarla proprio come la fine di tutto? Ai lettori sottopongo una lunga serie di sensazioni che ho immaginato possano attraversare la mente di chi si accorge una mattina che è morto ma non del tutto. Non può muoversi ma il suo cervello continua ad elaborare, è ancora ancorato alle consuetudini terrene, non può fare a meno di pensare al lavoro e agli impegni che non potrà più onorare. Da qui, parte tutta una serie di indagini introspettive e una sana e completa autocritica che il protagonista della storia compie a fatica,  poco abituato com’è a fluttuare nel nulla,  ma attento ai dettagli e ad interpretare la cosa come un nuova e diversa esistenza.

8. Ci sono stati momenti in cui non riuscivi a terminare un racconto? Ti è mai capitato d'avere il blocco dello scrittore? Se ti è capitato come hai affrontato e risolto questo problema?

Il racconto, o i miei romanzi ai quali sto già lavorando, di solito subiscono un processo che si articola con l’ideazione, l’elaborazione e macerazione in testa, la correzione durante il giorno e la notte del grezzo, e qualche piccolo grafico con carta e penna per “creare l’intreccio” se necessario. Una volta “impacchettato” in mente il tutto, comincio a scrivere e lo metto giù di getto su carta. Poi, come un esperto di bonsai, prendo le forbicine e ci lavoro intorno.
Finora non mi è capitato il classico blocco, ma è inevitabile. Prima o poi arriva per tutti. Tuttavia, se non mi viene un’illuminazione per un po’ di tempo non lo considero un blocco, ma solo una pausa dignitosa fra una buona idea e la successiva.  In fondo, non sono un professionista, né ritengo giusto si debba scrivere con il tassametro o a scadenza predefinite.

9. Prossimi progetti?

Continuare a scrivere, ovviamente. Un altro libro, magari, forse di racconti  divertenti che, per la verità, preferisco definire “articoli”. Intanto sto lavorando a quattro romanzi, quasi completati, con i quali poter affrontare e cimentarmi con generi diversi.

10. Vuoi dire qualcosa di te o della raccolta che non ti è stato chiesto? Usa questa domanda per dire ciò che desideri.

Un ringraziamento particolare alla Casa Editrice Linee Infinite di Lodi che mi ha dato la possibilità di uscire con il mio primo lavoro senza alcun compromesso e, a seguire, mi auguro che siano sempre più numerosi in Italia gli editori che danno fiducia agli esordienti, anziché preferire i soliti noti.  E ringrazio te, non ultima, per lo splendido lavoro che stai svolgendo per promuovere il mio lavoro e il mio nome e per la deliziosa recensione.

Leggi Anche

0 commenti

I commenti sono sempre graditi. E' bene ricordare però che i commenti offensivi o irrispettosi verranno immediatamente cancellati.
Grazie